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libro i - capitolo iii
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moltissimo odiarli, perché troppi son essi, e tuttora si vanno cangiando; e si viene finalmente a non odiar né temere individuo nessuno.

Ma all’incontro la immagine dell’ereditario tiranno si appresenta sempre ai popoli sotto l’aspetto di un uomo che, avendo loro involato una preziosissima cosa, audacemente lor nega che l’abbiano essi posseduta giammai, e tiene perpetuamente sguainata la spada, per impedire che ritolta gli sia. Può non ferire costui; ma chi può non temerne? Possono i popoli non si curare di ridomandargliela; ma il tiranno, non potendosi accertar mai della lor noncuranza, non si lascia perciò mai ritrovar senza spada. Non è dunque coraggio contra coraggio, ma paura contro paura, la molla che questa usurpazione mantiene.

Ma, mentre io della paura sí lungamente favello, giá mi sento gridar d’ogni intorno: — E quando fra due ereditari tiranni si combatte, quei tanti e tanti animosi uomini che affrontano per essi la morte, sono eglino guidati dalla paura ovver dall’onore? — Rispondo che di questa specie d’onore parlerò a suo luogo; che anche gli orientali, popoli sempre servi, i quali a parer nostro non conoscono onore, e che riputiamo di sí gran lunga inferiori a noi, gli orientali anch’essi animosissimamente combattono pe’ loro tiranni e danno per quelli la vita. Ne attribuisco in parte la cagione alla naturale ferocia dell’uomo; al bollore del sangue che nei pericoli si accresce ed accieca; alla vanagloria ed emulazione, per cui nessun uomo vuol parere minore di un altro; ai pregiudizi succhiati col latte; ed in ultimo lo attribuisco, piú che ad ogni altra cosa, alla giá tante volte nominata paura. Questa terribilissima passione sotto tanti e cosí diversi aspetti si trasfigura nel cuor dell’uomo ch’ella vi si può puranco travestire in coraggio. Ed i moderni eserciti nostri, nei quali vengono puniti di morte quelli che fuggono dalla battaglia, ne possono fare ampia fede. Questi nostri eroi tiranneschi, che per pochi baiocchi il giorno vendono al tiranno la loro viltá, appresentati dai loro condottieri a fronte del nemico, si trovano avere alle spalle i loro