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libro iii - capitolo v
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dico popoli magnanimi e liberi che impossibil cosa è) ma molti o alcuni individui liberi, sublimi, virtuosi ed arditi, i quali con opere o scritti insegnando virtú e veritá, procacciassero utile vero a tutti gli uomini e fama eterna a se stessi. E siccome le religioni per lo piú soggiacciono ai governi, non i governi alle religioni; e siccome quanto male queste possono aver fatto all’ombra sempre e per mezzo dal principato lo faceano; si viene di necessitá a conchiudere che agli uomini in ogni tempo è stato arrecato assaissimo piú danno dai principi, che non mai da’ sacerdoti; e chiara cosa è che, migliorato o cangiato il governo, si può facilmente venire a migliorare e cangiare la religione, ad estirparne gli abusi e adattarla alla libertá, felicitá e virtú.

Ora, perché dunque questi nostri moderni leggiadri acuti scrittori, con vie maggior utile per gli uomini, e assai piú gloria e fama per se stessi, non combattevano colle armi possenti del ben adoprato ridicolo piuttosto il principato che la religione? Perché il principe armato era, e temevasi; non lo erano piú i preti, e schernivansi. Viltá è questa, viltá inescusabile, che lo scrittore, il libro e peranco i lettori degrada. Se la penna può pur per se stessa combattere contra il cannone e a lungo andare trionfarne, non otterrá ella mai per certo tal palma col far ridere gli uomini; ma ottenerla potrebbe bensí col farli pensare, piangere, fremere e bollire di vendetta e di gloria. Si potranno per tal via cangiare le loro opinioni; ché le felici rivoluzioni, per cui alcuni popoli dalla oppressione risorgeano a libertá, nascevano per lo piú (pur troppo!) dalle parole tinte nel sangue, non mai dalle tinte nel riso.

Ma ecco, che io, nol volendo, mi sono pure alquanto allontanato dal mio tema. Non credo però di essermene sí fattamente deviato, che da queste ultime mie parole, senza sforzata transizione, io non possa venire a conchiudere coerentemente il presente capitolo. Dico adunque che i capi-sètta, i profeti (che sommi poeti erano), i santi ed i martiri, nati per lo piú, come ogni altro insegnatore di sublimitá e virtú, acerrimi nemici d’ogni assoluta potestá, sotto essa allignare non poteano senza