Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/66


— 64 —

sentarsi in faccia di don Antonio; ma si accorse che se lasciava andar le cose per la loro china, era perduto infallantemente.

Appresen tossi:

— Non vi sono qui colpevoli, signor don Antonio de Mariz, disse Loredano entrando in ardenza progressivamente; sì bene uomini che sono trattati come cani; che sono sacrificati a un vostro capriccio, e che sono risoluti di rivendicare i loro diritti di uomini e di cristiani!

— Sì! gridarono gli avventurieri rincorandosi. Vogliamo che sia rispettata la nostra vita!

— Non siamo schiavi!

— Obbediamo, ma senza esserci venduti.

— Siamo da più che un eretico!

— Abbiamo arrischiato la nostra esistenza per difendervi!

Don Antonio ascoltò impassibile tutte queste sclamazioni, che acquistavano grado grado il tuono della minaccia.

— Silenzio, villani! Dimenticate che don Antonio de Mariz possiede ancora forza bastante per istrappare la lingua a chiunque osasse insultarlo! Sciagurati, che ricordate il dovere come un benefizio! Arrischiaste la vostra vita per difendermi?... E qual era il vostro obbligo, uomini, che vendete il vostro braccio, il vostro sangue a chi meglio li paga. Sì! Siete da meno che schiavi, da meno che cani, da meno che bestie! Siete traditori infami e perversi... meritate più della morte; meritate il disprezzo.