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sua diffidenza; gli uomini di sentinella di solito erano due e non tre.

Li seguì da lungi; ma arrivato alla piazzetta, non vide che un sol uomo entrare nello stanzone degli avventurieri; gli altri erano scomparsi.

Pery esplorò da ogni parte e non li vide; eran nascosti dal pilastro, che sorgeva sulla punta della roccia, e non era possibile scoprirli.

Supponendo che fossero pure entrati nello stanzone, l’Indiano quatto quatto penetrò nell’interno di esso; d’improvviso la sua mano toccò una lamina fredda, che tosto s’accorse essere la lama di un pugnale.

— Sei tu, Ruy? dimandò una voce repressa.

Pery stette muto; ma bentosto quel nome di Ruy gli ricordò Loredano e il suo divisamente; capì che si tramava qualche cosa, e prese un partito.

— Sì! rispose con voce quasi impercettibile.

— È già ora?

— No.

— Tutti dormono.

Nel tempo di questo breve dialogo, la mano di Pery scorrendo sulla lama d’acciaio aveagli dato a conoscere che un’altra mano assicurava il manico del pugnale.

L’Indiano uscì dallo stanzone, e avviossi alla camera di Ayres Gomes; la porta era chiusa, e stavale intorno un gran mucchio di paglia.

Tutto ciò denunciava un disegno prossimo ad effettuarsi; Pery ben se n’accorse, ed ebbe tema di non essere più in tempo a sventare quell’opera scellerata,