Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/41


— 39 —

non sarìa possibile rendersi ragione: gli notò la coincidenza della scomparsa del carmelitano colla comparsa dell’avventuriere e il fatto di essere della medesima nazione.

— Dipoi, concluse Nunes, quella voce, quello sguardo!... Oggi, quando il vidi, raccapricciai, e mi ritrassi impaurito giudicando che il frate fosse risuscitato dalla terra.

Ayres Gomes alzossi furioso, e saltando sopra il suo giaciglio afferrò lo spadone che teneva al capezzale.

— Che volete fare? gridò mastro Nunes.

— Ammazzarlo, e questa volta per bene; acciocchè non ritorni.

— Dimenticate che è lontano di qui?

— È vero! mormorò lo scudiero, facendo serio chiolare i denti di rabbia.

Udirono un lieve rumore alla porta; i due amici lo attribuirono al vento e non si volsero; seduti in faccia l’uno dell’altro, continuarono sottovoce la loro conversazione interrotta dalla strana rivelazione di Nunes.

In questo mezzo di fuori accadevano cose che avrebbero dovuto eccitare l’attenzione del bravo scudiero. Il rumore che avevano sentito era stato cagionato dalla volta data da Ruy alla chiave, chiudendo la porta.

L’avventuriere avea udita tutta la conversazione; sbalordito a principio, ricuperò gli spiriti, e pensò che in ogni caso era bene restar padrone del secreto di Loredano per ogni futuro evento.