Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/265


— 123 —

sopra una larga foglia i frutti raccolti: erano aracà, jambi vermigli, ingà di polpa soave, cocchi di varie specie.

L’altra foglia conteneva favi di una piccola pecchia, che avea fabbricate le sue cellette nel tronco di una cabuiba: di modo che il miele puro e chiaro esalava un profumo delizioso: sarebbesi detto miele di fiori.

L’Indiano diè forma concava a una larga palma, e la riempì di sugo di ananas, la cui fragranza è una vera ambrosia: era il vino che dovea servire a quel banchetto frugale.

In altra palma pur concava accolse le linfe cristalline d’un ruscello che mormorava lì presso, e che dovean servire per lavare le mani di Cecilia dopo la refezione.

Quando ebbe terminati quegli apparecchi, che faceva con una soddisfazione inesprimibile, Pery sedette vicino alla fanciulla, e cominciò a lavorare intorno ad un arco di cui avea bisogno: l’arco era la sua arma favorita, e senza di esso, ancorchè possedesse la carabina e le munizioni, che per cautela avea messe nella piroga per uso di don Antonio de Mariz, non si sentiva tranquillo, ne fidava pienamente nella sua agilità.

Ma accorgendosi che la sua signora non toccava a quegli alimenti, alzò il capo; e vide il volto della fanciulla bagnato di lacrime, che cadevano in perle sopra i frutti, e li irroravano come in notte serena.

Non occorreva divinare per comprendere la causa di quelle lacrime.