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Alvaro attribuiva quella generosa iniziativa ai suoi compagni, laddove essi altro non aveano fatto che accettarla con ardore.

Quanto a don Antonio de Mariz, egli provò un’intima soddisfazione udendo le parole del giovane; i suoi scrupoli cessavano dal punto che la sua gente si offeriva spontanea a mandar ad effetto quella impresa scabrosa.

— Mi cederete una parte de’ vostri uomini? Quattro o cinque mi bastano; continuò il giovane dirigendosi al fìdalgo; serberete il rimanente per difendervi in caso di alcun assalto impreveduto.

— No, rispose don Antonio; conduceteli tutti, giacchè prestansi a sì nobile azione, che non ardiva esigere dal loro coraggio. Per difender la mia figliuola basto io solo, quantunque vecchio.

— Scusatemi, signor don Antonio, replicò Alvaro; ma è un’imprudenza a cui mi oppongo: pensate che a due passi di qui trovansi uomini perduti, che nulla rispettano, e che spiano il momento di farvi del male.

— Sapete se apprezzo il tesoro, di cui Dio mi affidò la custodia. Pensate che vi abbia in questo mondo cosa che possa indurmi ad esporlo a un nuovo pericolo? Credetemi: don Antonio de Mariz, solo, difenderà la sua famiglia, nell’atto che voi salverete un buono e nobile amico.

— Vi affidate di soverchio alle vostre forze!