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soffriva; e ancorchè amasse Isabella, la sua anima nobile sentiva pur sempre per la donna, cui avea votato i suoi primi sogni, un’affezione pura, rispettosa, una specie di culto.

Ci avea un certo che di singolare nella vita di questa fanciulla: tutte le passioni, tutti i sentimenti che l’avvolgevano, subivano l’influsso della sua innocenza; andavano poco a poco purificandosi, e prendevano un non so che d’ideale, una forma d’adorazione.

Lo stesso amore ardente, sensuale, di Loredano, venuto al cospetto di lei, addormentata nella coscienza della sua anima pura, si tacque ed esitò un istante prima di mancare alla santità del suo pudore.

Alvaro scambiò cogli avventurieri alcune parole, e avviossi al luogo ov’era don Antonio de Mariz e sua figlia.

— Consolatevi, donna Cecilia; disse il giovane, e sperate!

La fanciulla fissò in lui i suoi occhi azzurri pieni di gratitudine; quella parola era almeno una speranza.

— Che avete in animo di fare? dimandò don Antonio al cavaliere.

— Trarre Pery dalle mani del nemico!

— Voi!... sclamò la fanciulla.

— Sì, donna Cecilia; disse il giovane: quegli uomini devoti vedendo la vostra afflizione si sentirono commossi, e fecero voto di togliervi a una grande ambascia.