Pagina:Alencar - Il guarany, III-IV, 1864.djvu/159


— 17 —

prigioniero dovea accompagnarlo fino al momento supremo, insultando al suo dolore e alla sua sciagura, il cuore le si spezzava: perchè amava realmente Pery, quanto era possibile amare ad una natura come la sua.

Giunti sul campo, i selvaggi che conducevano il prigioniero, passarono le estremità della corda al tronco di due alberi, e stringendo il laccio lo obbligarono a rimaner immobile nel mezzo del cerchio.

I guerrieri sfilarono in ruota intuonando il canto di vendetta; le inubie rintronarono di nuovo; le grida si confusero col suono dei maracà, facendo insieme una gazzarra orribile, mostruosa, infernale.

A misura che entravano in ardenza, quel metro rendeasi viepiù concitato; in guisa che la marcia trionfale dei guerrieri si convertiva in una danza da baccanti, in una corsa veloce, in un valzer fantastico, ove tutte quelle figure orrende, coperte di penne scintillanti alla luce del sole, passavano come spiriti satanici avvolti nelle fiamme eterne.

Ogni volta che si compiva questa tregenda, uno dei guerrieri staccavasi dal cerchio, e appresentandosi al prigioniero lo sfidava alla pugna, e scongiuravalo a dar prove del suo coraggio, della sua forza e del suo valore.

Pery, sereno e altiero, ricevea con superbo disdegno la minaccia e l’insulto, e sentiva un certo orgoglio pensando che nel mezzo di tutti quei