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che prima di morire provi il rimorso di ciò che fece.

Gli avventurieri decisero alfine di seguire questo consiglio, e aspettarono che Loredano comparisse per impadronirsene e condannarlo sommariamente. Scorse un buon intervallo di tempo, e Loredano non si vedeva; era quasi mezzodì.

Soffrivano duramente dalla sete; la loro provvisione d’acqua e di vino, già molto scemata dopo l’assedio dei selvaggi, trovavasi nella cucina, la cui porta era stata chiusa per di dentro da Loredano.

Fortunatamente scoprirono nella camera di lui alcune bottiglie di vino, che beverono fra risate e scherni, facendo brindisi al frate, che fra poco condannerebbero a morte.

Nel mezzo di quella ilarità alcune parole rivelavano il pentimento, che cominciava ed ammollire i loro petti; parlavano di andar per il perdono dal fidalgo, di riunirsi di nuovo a lui e di aiutarlo a battere il nemico.

Se non fosse stata la vergogna della cattiva azione che avean commessa, sarebbero corsi immediatamente a gettarsi a piedi di don Antonio de Mariz; ma risolsero di farlo quando l’autore principale della rivolta avesse pagato il fio del suo delitto.

Sarebbe questo il loro primo titolo al perdono che andavano ad implorare; sarebbe la prova della sincerità del loro pentimento.