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le foglie dicono Ce-Cy. Tu sei il fiume; Pery è il vento che passa dolcemente per non soverchiare il mormorio della corrente; è il vento che curva le foglie, finchè tocchino l’acqua.

Alvaro fissò nell’Indiano uno sguardo di meraviglia. Onde mai questo selvaggio, senza coltura, senza civiltà, apprese questa poesia semplice, ma graziosa; onde mai bevve questa delicatezza di sentire, che difficilmente s’incontra in un cuore guasto dall’attrito della società?

La scena che disegnavasi al suo sguardo, gli rispose: la natura brasiliana, tanto doviziosa, tanto splendida, essere l’immagine che riproducevasi in quel vergine spirito, come nello specchio delle acque e nelle faccette del cristallo di roccia.

Chi conosce la vegetazione della nostra terra dalla parassita sensitiva fino al cedro gigante; chi nel regno animale scende dalla tigre e dal tapir, simboli della ferocia e della forza, fino al leggiadro baciafiore (colibrì) e all’insetto dorato; chi guarda il nostro cielo, che passa dal più puro azzuro a quei riflessi bronzati che annunziano i grandi uragani; chi sa che sotto la verde lanugine dell’erba o lo smalto dei fiori, che coprono le nostre campagne, strisciano migliaia di rettili che recano la morte in un atomo di veleno; chi vede quel medesimo suolo, che produce l’oro e l’argento al pari del ferro, dello zinco e del rame; il diamante, lo smeraldo ed il zaffiro al pari del salnitro, dello zolfo e del carbone minerale; deve comprenderci.