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con gran leggerezza; già due volte il pugnale di Alvaro, sfiorando il collo, aveagli reciso il colletto del vestito.

D’improvviso Loredano, puntando i piedi, diè un salto indietro, e alzò la sinistra in segno di tregua.

— Siete soddisfatto? dimandò Alvaro.

— No, signor cavaliere; ma penso che invece di star qui a faticare inutilmente, sarebbe meglio appigliarci a un mezzo più spedito.

— Scegliete quello che più vi aggrada, eccetto la spada; ogni altro mi è indifferente.

— Ancora un’altra cosa; se ci battiamo qui, possiamo scomodarci reciprocamente; perchè ho intenzione di uccidervi, e penso che voi abbiate lo stesso desiderio che io. Or è necessario che quello che sopravvive, possa andarsene, e che il soccombente non lasci vestigio che valga a denunciarlo.

— Che volete fare in questo caso?

— Il fiume è qui da presso, avete la vostra carabina; si collochi ciascuno sopra una punta di roccia, e quello che cadrà morto o semplicemente ferito, apparterrà al fiume e alla cascata; non disagierà l’altro.

— Avete ragione; è meglio così: mi vergognerei se don Antonio de Mariz sapesse che mi sono battuto con un uomo della vostra risma.

— Cessiamo, signor cavaliere, dai vaniloqui; noi ci odiamo abbastanza... non fa di mestieri sprecar il tempo in parole.