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— Oh! se aveste veduto la rabbia da cui fu preso, allorchè facemmo segno di trarre sopra l’animale!

E il giovane raccontò parte della scena passata nella foresta, e che già descrivemmo.

— Non ci ha dubbio, disse don Antonio de Mariz; nella sua cieca devozione per Cecilia volle appagarne il desiderio anche a rischio della propria vita. Per me il carattere di questo Indiano è una delle cose più mirabili, che incontrai in questa regione. Dal primo dì che entrò in questa casa salvando mia figlia, la sua vita è stata un atto continuo di annegazione e di eroismo. Credetemi, Alvaro, è un cavaliere portoghese nel corpo di un selvaggio.

La conversazione continuò; ma Cecilia rimase mesta, e non vi prese più parte.

Donna Lauriana si ritirò per dare i suoi ordini; il vecchio fidalgo e il giovane conversarono fino alle otto, al qual punto il tocco di una squilla sulla piazzetta della casa venne ad annunziare la cena.

Nell’atto che gli altri salivano i gradini della porta ed entravano nell’abitazione, Alvaro trovò modo di scambiare alcune parole con Cecilia.

— Non mi chiedete di quello che mi ordinaste, donna Cecilia? diss’egli a mezza voce.

— Ah! sì! recaste tutte le cose che vi commisi?

— Tutte; e più ancora... disse il giovane balbettando.

— Che cosa è questo più? domandò Cecilia.