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i fuochi dell’appennino.


IV.

     Fra i toschi monti, dove la villana
Parla a quel modo che Alighier scrivea,
Vedo laggiù su la fatal collina
Di Prunetta spuntar un’altra croce.
Accanto ad essa nei color listato
De la fiamma, dell’oro, e de la notte
Sorge immobile ai venti un alemanno
Stendardo imperïal, che stilla sangue
Da le lacere falde. Ivi spirava
Ne la convalle un dì l’indipendenza
Italica; nel loco, ove recinto
Da romani cadaveri, con morte
Da eroe compia la parricida vita
Catilina. E quel sangue usci dal core
Di Ferruccio. Però che quando curvo
Sopra il morente, l’assassin di Spagna
Il più vigliacco dei pugnali infisse
Nel magnanimo petto, il Fiorentino
S’avvoltolò nell’aquile di seta
Del vessillo stranier, per affacciarsi
Con quella rea sindone a Dio, chiedendo
Una vendetta che non giunge ancora.
O Iberia, Iberia! allor che il lïoncello
Ausonio un giorno metterà le giubbe,
Prega il tuo cupo Dio, ch’ei non ricordi
Le codarde tue colpe. Ove la piova
Batta sul tetto dell’alpina chiesa
Di Cavinana, colano le gronde
A macerar le sante ossa ferite