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14 SCHILLER

Quando ne passa inanzi alla mente l'imàgine d'una donna che pensiamo scontasse colla vita uno sventurato affetto, ognuno di noi senza saperlo le ripete in suo cuore:

I tuoi martiri
A Lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi al tempo dei dolci sospiri,
A che e come concedette amore
Che conosceste i dubiosi desiri?

E il poeta, che deve per lei rispondere alla nostra inchiesta, ben può, immerso nella sua commozione, trascurare luoghi e date, obliare che tra l'arresto di Don Carlo e la sua morte còrsero sei mesi, che tre ne còrsero dalla morte di Carlo a quella della regina. E Schiller, che scrisse pure una bella e severa istoria, la quale ci dipinge il duca d'Alba a spaventare e desolare il Brabante, e versare in quei giorni appunto sul patìbolo il sangue d'Egmonte e di Hoorne, nella tragedia pone il duca d'Alba a Madrid, sia per dipingere in intero tutta quella corte e quell'età, sia per fare più solenne di figure istoriche la scena, sia per aprire intorno a Carlo morente le fonti tutte dell'odio e dell'amore. Presso Alfieri, Filippo non solo arresta di sua mano il figlio, ma lo accusa di tentato parricidio avanti ai suoi ministri; ciò ch'è nella rigida verità istorica. Ma Schiller, che, diversamente da Alfieri, odiava più Torquemada che Tiberio, fa trovar Carlo travestito da fantasma negli appartamenti della regina, e lo fa consegnare dal padre ad un vecchio inquisitore, che da molt'anni vive solitario, e non mette piede in corte. E pure l'istoria dice che il grande inquisitore Espinosa viveva in corte, anzi presiedeva al Consilio di Castilia e al tribunale che condannò il prìncipe. Il fatto, che Don Carlo non perì nelle càrceri dell'inquisizione, fu messo in chiaro da Llorente, solo qualche anno dopo la morte d'Alfieri e di Schiller. Ma come potevano i poeti indovinare ciò che il tempo non aveva peranco palesato? La poesia non può farsi l'ossequioso e minuto daguerròtipo dell'istoria. Ogni frusto di carta, che si venisse scoprendo nelle botteghe dei rigattieri o nelle catacombe