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beriuscito, in ogni modo non mi sono mai interamente quietato, fino a tanto che facendone l’esperienza, ho ritrovato, che questa fin ora, concorda molto bene con quella.

Dico dunque, che considerando io, che il grano si conserva comunemente dalla umana industria in due maniere principalmente, cioe nelle buche, e fosse sotterranee, ed anco sopra i granai: al primo aspetto mi parve strana cosa, che questi due modi tanto differenti, anzi contrarij fra di loro, potessero ambi riuscire; conciosiacosache il grano sotto terra viene a stare sempre all’umido, e nei granai sempre all’asciutto: quello sempre all’oscuro, e questo esposto alla diurna luce: quello non mai tocco dal vento, e questo ad ogni movimento d’aria soggetto: quello nel basso sotto terra sepolto, e questo nell’alto dalla terra lontano, e sollevato: quello raccolto in altezza di 12, e 14 palmi questo sparso, come comunemente si usa qui in Roma in altezza di un palmo, e mezzo, o poco piu. E cosi facendo riflessione a cotali contrarietà restava in dubbio, se l’industria degli uomini in una cosa di tanta importanza fusse, o non fosse bene incamminata. Ma finalmente non mi arrischiando di condannare l’universale giudizio, e l’uso comune stimai, che in tutti due questi modi di conservare il grano fosse qualche vantaggio, e tale, che compensasse il danno, che nell’una, e nell’altra maniera si ritrova.

E considerando appresso, che il frequente trapasso da uno stato all’altro è sempre pernicioso, e cagione di cor-