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di lineamenti variate, che più? elle furono di lineamento dissimile in tutte le parti, niente dimeno nel modo de le colonne furono molto simili. Percioche il disegno delle colonne, del quale trattammo nel passato libro, et gli Ionici, et i Corinthii, et i Dorici lodarono, et convennono in questo, che si dovesse imitare la natura, ciò è che il da capo de le colonne sempre fusse più sottile che il da piede; Furono alcuni, che dissono che le si dovevano fare il quarto più grosso da piede, che da capo. Altri conoscendo che le cose vedute perdono sempre di grossezza, come tu te le discosti d’una occhiata, vollono, et certo con gran consiglio, che le colonne, che hanno a essere molto lunghe si facessino alquanto più grassette da capo che le corte, et le disegnarono in questo modo. La grossezza dabasso de la colonna quando ella hà da essere quindici piedi si ha a dividere in sei parti, cinque de le quali hanno a servire per la grossezza da capo. Ma la colonna c’ha a essere lunga da quindici a XX. piedi, dividendosi la sua grossezza da piedi in tredici parti, diasene undici alla grossezza da capo; et quelle c'hanno a passare da XX. piedi a XXX. debbono dabasso esser grosse sette parti, et da capo sei, a quelle dipoi da XXX. a XL. delle XV. parti del baso della colonna ne assegnerai XIII. alla grossezza da capo; finalmente quelle, che arrivano a L. piedi siano da piede otto, et da capo sette parti, et cosi si debbe discorrere, et con proportione ordinarle, che quanto la colonna sarà più lunga, tanto si lasci da capo più grossa, si che in si fatte cose le colonne convennono tutte insieme, ma io non truovo già nel misurare, che io ho fatto de li edificii, che queste cose fussino da Romani cosi apunto osservate.


De lineamenti de le colonne, et de le loro parti, de la basa, mazocchi, cavetti, bastoncini, dado, et del disegno de membri, fascia, grado, bastone, o fune, funicella, canaletto, o vuoi cavetto, goletta, et onda.

cap. vii.


R
Eplicheremo adunque quasi quelle medesime cose del disegno delle colonne, che si trattarono nel passato libro; non con quel medesimo modo, ma con un modo certamente utile. Io piglierò adunque una di quelle colonne che i nostri Antichi usarono di mettere nelle fabriche publiche, la quale suole essere la mezana infra le grandi, et infra le piccole, che la statuiscono di XXX. piedi. Il maggiore diametro di questa pianta adunque dividerò io in nove parti uguali, delle quali ne assegnerai otto al maggior diametro del collarino da capo, sarà adunque la proportione di queste come è dal nove allo otto, la quale i Latini chiamano sesquiottava; et con la medesima proportione farò io che sia il diametro del collarino dabasso al suo ritiramento; percioche la pianta sarà nove, et il ritiramento otto: di nuovo farò ancora che dal diametro del collarino di sopra al suo ritiramento sia la proportione che i Latini chiamano sesquisettima cioè da otto a sette. Hor vengo a lineamenti de membri in quello, che sono differentiati, nelle base sono questi membri, il dado, i mazzocchi, et i cavetti. Il dado è quella parte quadra che stà da basso, la quale io chiamo cosi perche ella è per ogni verso quadra come un dado stiacciato; i mazzocchi sono que guancialetti sopra l’un de quali si posa la colonna, et l’altro posa in sul dado; il cavetto è quella parte cavata in cerchio all’indentro che stà tra duoi mazzocchi come la girella nella carrucola; tutto il modo, et l’ordine del misurare questi membri lo cavarono dal diametro della pianta della colonna, et i Dorici da principio l’ordinarono in questa maniera. Feciono la basa alta per la metà della grossezza della colonna da basso, et vollono che il dado fusse da ogni banda largo quanto uno diametro, et me-

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