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128 della architettura

da la calcina si corrompono. Dove tu gli vorrai riporre adunque, o in caverne, o in fosse, o in arche, o vero amontati sopra uno spazzo, avvertisci che il luogo sia asciuttissimo, et quasi nuovo. Iosefo afferma che e’ si cavarono grani interi, et buoni di fosse appresso a Sibali, stativi più di cento anni. Sono alcuni, che dicono che gli orzi tenuti in luoghi caldi, non si guastano; i quali in capo a uno anno si guastano presto. Dicono i Medici che i corpi per la humidità si preparano a corrompersi; et mediante il caldo poi, si corrompono. Se tu farai un suolo nel tuo granaio di loto fatto di morchia, et di arzilla con ginestre infracidate, et paglia trita, battuto di gran vantaggio, vi si metteranno le granella sodissime et intere, et durerannoti più tempo, nè ti noceranno i gorgoli, nè ti ruberanno le formiche. Que’ granai che si fanno per i semi, saranno migliori di mattoni crudi: a ripostigli di tutti i semi, et di tutti i frutti, è più amico il vento Boreale, che lo Australe, et per i venti, che vi arrivino, che venghino di luoghi humidi di donde si voglia, si guastano per i gorgoli, et s’empiono di bacolini. Inoltre i legumi, che da qual si voglia gran vento continovo son tocchi, invietano. Fa a tuoi granai una crosta di cenere, et di morchia, et massimo dove tu hai a riporre le fave. Tieni le mele, e simili in tavolati ripostissimi et freddi. Aristotile pensava che le si mantenessino un anno in otri gonfiati. Tutte le cose si guastano per la mutatione de l’aria, et perciò rimuovasene ogni fiato. Anzi pensano che le diventino grinze per il vento Greco. La volta per il vino, lodano quella, che è sotterra, et riposta, ancor che sieno alcuni vini che al buio svaniscono. Il vino, che sente i venti, che tirano da Levante, o da mezo dì, et da ponente, massimo nel verno, o ne la primavera si guasta. Se ne giorni caniculari è tocco ancora da venti Grechi, fa mutatione; se da raggi del Sole, diventa forte; se da raggi de la Luna, diventa grosso; se si muove punto, indebolisce, et svanisce; riceve il vino ogni odore, guastasi per il puzzo, et snervasi: stando in luogo asciutto, et freddo, che stia sempre a un modo, dura molti anni. Il vino dice Columella, quanto più sarà freddo, tanto più starà meglio. Porrai adunque la volta per il vino, in luogo stabile, et che non senta romori di carra: i suoi fianchi, et i lumi voltali da Levante inverso Greco. Brutture, et tutti i mali odori, humidità, vapori grossi, fumi, spiramenti d’orti, e odori di cipolle li stieno lontani: cavoli, fichi domestici, e salvatichi, sieno al tutto lontani, et esclusi per ogni conto. Smaltavi lo spazzo de la volta, et nel mezo lasciavi uno catino dove corra tutto quello, che per mancamento de le botti si versasse, et quindi si ricolga. Sono alcuni, che fanno le botti di stucchi, et di materia murate con calcine. Ma le botti quanto saranno più grandi, tanto terranno il vino più vivo, e più potente. Le celle per l’olio amano l’ombre, calde, et hanno in odio i venti freddi, et si guastano per il fumo, et per la filiggine. Lascinsi in dietro le cose sporche che e’ dicono, cioè che e’ si debbe tenere il letame in duoi luoghi, uno dove si mette il nuovo, et l’altro ove si tenga il vecchio, et che e’ gode del Sole, et de l’humido, et che diventa arido, et vano per i venti. Faccia questo a nostro proposito: quelle cose che temono del fuoco, come i luoghi per gli strami, et quelle cose che sono sporche a vederle, et ad odorarle, si debbono separare, et mettere discosto l’una da l’altra. De lo sterco de buoi non nascono le serpi. Questo non penso io che sia da lasciare in dietro: Percioche, che poltroneria è questa? Noi vogliamo che a la Villa si ponghino gli sterchi in luoghi separati, et riposti, accioche non offendino con il loro puzzo punto la famiglia del lavoratore, et ne le nostre case, et quasi a canto al capezzale, ne le camere principali (dove noi stiamo a pigliare ogni nostra quiete) noi vogliamo havere i destri plivati, cioè i ripostigli di molestissimi fetori. Se l’huomo sarà malato più, commodamente si servirà de la predella, et d’una catinella: Ma da sani non veggo io perche causa tu non giudichi che e’ sia bene rimuovere tale nausea. Et è bene


guar-