Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/88

86 de pictura – libro secondo



48.    Detto del bianco e nero, diremo degli altri colori, non come Vitruvio architetto in che luogo nasca ciascuno ottimo e ben provato colore; ma diremo in che modo i colori ben triti s’adoperino in pittura. Dicono che Eufranor, antiquissimo dipintore, scrisse non so che de’ colori: non si truova oggi. Noi vero, i quali, se mai da altri fu scritta, abbiamo cavata quest’arte di sotterra, o se non mai fu scritta, l’abbiamo tratta di cielo, seguiamo quanto sino a qui facemmo con nostro ingegno. Vorrei nella pittura si vedessero tutti i generi e ciascuna sua spezie con molto diletto e grazia a rimirarla. Sarà ivi grazia quando l’uno colore apresso, molto sarà dall’altro differente; che se dipignerai Diana guidi il coro, sia a questa ninfa panni verdi, a quella bianchi, all’altra rosati, all’altra crocei, e così a ciascuna diversi colori, tale che sempre i chiari sieno presso ad altri diversi colori oscuri. Sarà per questa comparazione ivi la bellezza de’ colori più chiara e più leggiadra. E truovasi certa amicizia de’ colori, che l’uno giunto con l’altro li porge dignità e grazia. Il colore rosato presso al verde e al cilestro si danno insieme onore e vista. Il colore bianco non solo appresso il cenericcio e appresso il croceo, ma quasi presso a tutti posto, porge letizia. I colori oscuri stanno fra i chiari non sanza alcuna dignità, e così i chiari bene s’avolgano fra gli oscuri. Così adunque, quanto dissi, il pittore disporrà suo colori.