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la dama fallace. 179


— Un amore onesto, paziente, generoso!

Don Alfonso tacque con uno sforzo palese per contenere il diniego contro il quale la dama era agguerrita: nel dibattito l’ira deformava la bellezza della donna ed egli che aveva creduto d’ottenerla presto in pace, quella sera, pativa come sentisse dileguarsi un sogno di felicità. Perciò egli taceva. Ed ella, quantunque quel silenzio non la sbigottisse molto, per lasciar trapelare un po’ di barlume agli occhi dell’amante, proseguí.

— In quest’amore io aveva riposto il conforto d’affanni vecchi e nuovi: ad esso confidavo l’avvenire: per il bene di esso, il mio e il vostro bene, mi credevo costretta a nascondervi ciò che cercate di scoprire, a celarvi ciò che cercate di sapere, quasi dubitaste di qualche mia azione indegna. Voi ignorate le lagrime che mi costa il solo sospetto dell’amore che vi voglio; e non mi vedete quando vi sospiro, non mi udite quando vi chiamo a me, non mi sentite in voi come io sento voi in me. Mi sono ingannata. Voi, voi mi avete ingannata turbando cosí per gioco e per