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la dama fallace. 171


vaghitosi di lei, il Palmenghi aspettava agio di sposarla?

Da Scilla in Cariddi!; e altro confortatore della sua giovinezza sognava Domitilla (questo il suo nome): ella sognava una grande passione che le consentisse il dominio dell’amante in guisa d’aver poi uno schiavo in suo marito; e il Palmenghi era un geloso carceriere quando ancora non le aveva proposto di sposarla!

Sospirando, Domitilla riprese il libro. Ma il suo pensiero oramai ripugnava dalla lettura e seguiva imagini sue, un’imagine che da alcuni giorni cercava il suo cuore e l’accarezzava per entrarvi; e don Alfonso della Torre, il giovine e bello e perfetto cavaliere di cappa e spada, le sorrideva con un inchino profondo di saluto. Ella non aveva il dubbio di non piacere a don Alfonso della Torre: anzi s’era avveduta che la corteggiava; ma, quando pure le riuscisse innamorarlo, riuscirebbe al piú, a divenirgli moglie? Divenirgli moglie! E la sua fantasia correva, correva. Egli era ricco e superbo; onde una gloria l’avvincerlo e una fortuna il possederlo. Se non che lo dicevano