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un opera di pietà. 129


tire e lasciar travedere un’acerba sconfitta; quasi la sconfitta d’un capitano reputato invincibile.

Si sottrasse agli amici; e rinchiuso in casa s’abbandonò del tutto al suo cupo e inconsolabile affanno. L’insonnia cominciò a consumarlo e la febbre, una febbre sorda, a limargli le forze: quell’idea fissa gli struggeva il cuore, la giovinezza, la vita.

Meglio morire. Ma quando sentí che l’approssimava la morte si riscosse, spaventato, in un impeto di desiderio: — Vivendo, chi sa che per grazia di fortuna non conseguisse un giorno, una volta sola, il bene per cui s’era dato alla disperazione?

Ed egli sperava. Sperava e s’era ridotto a tal punto per disperazione! Delirava.

Delirando, tra le forme confuse e strambe di persone conosciute intorno a Valeria, una volta sognò anche la vecchia bigotta, la parente del mercante che egli si era amicata invano; e tornato in sé stesso mandò per lei affinché ella testimoniasse a Valeria della sua misera condizione. Quella accorse, e a trovarlo piú morto che vivo