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252 Adolfo Albertazzi


mente aperto, lasciava riscaldare nel cranio sottoposto il buon senso della filosofia.

Quand’ecco, alle prime case di Bazzano, sbucare l’amico Mascarella, sensale anche lui, ma di bestie bovine.

— Oh! quel Petronio!

— Oh Mascarella!, amato mio bene!

— Venite a Bologna?

— Pronti!

E s’accompagnarono.

— Come van gli affari? — domandò il signor Petronio, giocondo e rosso più del solito.

— Male! siam giù!

— E la guerra?

— Che guerra?

— Là, in China! Non sapete?

Mascarella, infatti, sapeva leggere.

— A me — rispose — a me la guerra in quel paese non mi fa nè caldo nè freddo. In America la vorrei...

— Non vi fa concorrenza, a voialtri, la China?

In quel punto un paesano chiamò, per due parole, Mascarella. Quando venne, rispose:

— Che concorrenza volete ci facciano i Chinesi? A quel che si legge, mangiano i cani, e gli uomini, da loro, servon da tiro. Vi mettereste a sensale, voi, da cani e da cristiani?

— Maomettani, direte: son d’un’altra fede.

— Sian di Maometto o sian del diavolo, son