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154 la fortuna di un uomo

breve incontro, a cui il prestito aveva dato occasione, Gaspare apprese molte cose. Prima di tutto, che la signora Silvia diveniva più bella più le si andava vicino. Poi, che era infelice per colpa di quel tanghero: mai a un teatro; mai a conversazioni; sempre in casa ad annoiarsi! Infine, che era una signora molto colta e che perciò egli, il quale desiderava essere cortese, avrebbe dovuto provvederla di altri romanzi moderni; e uno alla volta, per godere più spesso della sua gradevole compagnia.

Così, appena il primo libro gli fu restituito, Gaspare ne portò uno nuovo di stampa; e via via. Discorrevano di romanzi. Ma come discorrere di romanzi senza parlar d’amore? Parlavano d’amore. Che se non sempre si trovavano d’accordo intorno al carattere delle eroine e degli eroi, sempre però convenivano in un punto: non essere possibile innamorarsi davvero senza commettere qualche sproposito. Orbene, Gaspare un pomeriggio si rinchiuse nella sua camera stupito, sbigottito: non di sentirsi innamorato della signora Silvia, che non c’era da meravigliarsene (per la solitudine del suo cuore dopo la perdita dolorosa, e per la stagione in cui erano: di primavera), ma stupito dell’aver scoperta innamorata di lui la signora Silvia!

Subito, di rimbalzo, tornò al ricordo dello zio; e subito, coll’intelligenza di un innamorato, egli scorse che all’articolo del matrimonio lo zio aveva avuto a un tempo ragione e torto.