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94 | dall'eldorado |
E poichè l’amico, a sua volta, lo fissava con sospetto, aggiunse:
— Sì! Eravamo eravamo d’indole e carattere identici; ci amavamo tanto che l’amore aveva soffocato in noi ogni egoismo; aveva distrutta in noi ogni forza d’indipendenza: io viveva per lei, e lei per me; io non potevo vivere senza di lei nemmeno un secondo, e lei non poteva vivere senza di me: così giunse presto il giorno che non potemmo più vivere nessuno dei due.
Era troppo! Pareva a Polla di destarsi come a una rivelazione improvvisa; e rosso, prima, di rabbia; poi giallo di bile, con lo sguardo velato e la voce tremante gridò:
— Finalmente vi ho compreso! Voi scherzate.... Ma con me tutt’al più si discute: non si scherza!
— No, amico: non scherzo.
— Voi mi avete preso in gioco, sempre. Siete entrato perciò dalla mia finestra!
— No, in verità.
— Voi mentite! Siete un «emissario» della borghesia!
Allora, con severità tranquilla, disse Edon:
— Noi in Eldorado non conosciamo l’arte della menzogna. Non dovendo mentire per necessità, cioè per politica, per industria, per commercio, per patriottismo, per la storia, per la gloria, per l’arte e per l’amore (l’amore pur troppo è libero da noi), noi non diciamo bugie neanche per divertimento. Appunto per questo, perchè non