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Come tu il ciel del tuo splendore eterno.
290Deh fa’, sacrata Dea, ch’in terra e ’n mare
L’antico guerreggiar s’acqueti omai:
Perché tu sola puoi tranquilla pace
Portar nel mondo: ché il feroce Marte
Tutto acceso d’amor, ti giace in grembo,
295E fermando nei tuoi gli ardenti lumi,
In te vorria versar tutti i suoi spirti;
Né può grazia negar che tu gli chieggia.

Or qui surga il villan, né tempo aspetti
Di veder già spuntar le frondi e i fiori,
300Del tuo sommo valor cortesi effetti;
Ma con speme ed ardir riprenda in mano
Gli aguti ferri suoi, truovi la vite
Che dal materno amor sospinta, forse
Tanti figli a nodrir nel seno avrebbe
305(Chi nol vietasse allor) che ’n brevi giorni
Scarca d’ogni vigor s’andrebbe a morte.
Taglie i torti sermenti, i larghi, e quelli
Che contra ogni dover e ’ndarno veggia
Crescer nel tronco, e quei che troppo ingordi
310Tra le robuste braccia han preso il seggio,
E la parte miglior s’han fatta preda.
Se fia lieto il terren, sia più cortese
Il saggio potator; che in ogni tronco
Può due germi lasciar tagliati in modo,
315Che ’l secondo occhio si ritenga appena.