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Ch’alle radici sue sostenga oltraggio,
Con poca riga che più in alto muova,
75La svolga altronde; o lui circonde in giro,
A guisa di castel, di sterpi e sassi.
Ma perch’il tempo, allor piovoso e molle,
Pur il tutto compir forse contende;
Basti principio dar con forma tale,
80Che non venga infinito il danno avuto;
Finché l’altra stagion più secca e calda,
Torni ai bisogni altrui più fida aita.
Indi volga il pensier coll’opra insieme
Intorno ai prati ch’il passato verno
85Aperti, in abbandon, negletti furo,
Agli armenti, ad ogni uom pastura e preda.
Quei con fossi talor, talor circondi
Con pali e siepi: o se n’avesse il loco,
Può di sassi compor muraglie e schermi;
90Talché il rozzo pastor, la greggia ingorda
E col morso e col piè non taglie e prema
La novella virtù ch’all’erbe infonde
Con soave liquor la terra e ’l cielo.
Poi quinci e quindi, ove mancar si veggia
95Il notritivo umor, non prenda a sdegno
Colle sue propie man di lordo fimo
Satollar sì, che vive forze prenda.
Il più novel che nella mandra truove.
Quello a ciò fia miglior: ma d’alta parte
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