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Splender fanno i giardin, rider le mense,
E dell’alma città la forosetta
Colle compagne sue cantando al vespro
Nell’albergo tornar d’argento carca.

Lo spinoso carciofo è il tempo omai
780Giunto di trapiantar, svegliendo fuore
Dell’antiche lor madri i picciol figli,
E riporgli in terren ben lieto e grasso;
E ’l più duro è il miglior, ove non possa
Le nascose sue insidie ordir la talpa.
785Chi gli vuol tramutar per ciascun mese,
Medicando al calor colle fresche acque,
Al gel col fimo e colle tepide onde,
N’arà il frutto ad ognor, come c’insegna
Oggi il gallo terren che a mezzo il verno
790Tanti ne può mostrar sì belli e verdi,
Che farieno all’april vergogna altrove.

Or dal primo terren chi il seme accolse,
Tempo è già di tradur colonie intorno.
Come sia di sei frondi in giro cinto,
795Al cavol tenerel di fimo e d’alga
S’avvolga il piede; e lo farà men duro
Contro al foco restar; né gli è mestiero,
Per non sì scolorir, del nitro aita:
Poi nel seggio novel si mondi e purghi
800Dall’altre erbe nocenti, acciò che ’n pace
L’ampie foglie e le cime al tempo adduca:
Né il più verde