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Ch’oggi ha colmo d’onor la Sena e l’Era.
Mille lascive erbette a queste in cerchio
615Faccian corona che da lunge chiami
La verginella man, ch’al tardo vespro
Coll’umor cristallin del lungo giorno
Lor ristore il calor; poi nell’aurora
I lenti e verdi crin soave coglia,
620E tra gli eletti fior ghirlanda tessa
Da incoronar Giunon, che bello e fido
Al suo casto voler congiunga sposo.
L’amorosetta persa, in mille forme
Di vasi e di animai composta, avvolga
625Le membra attorte: il sermollin vezzoso,
E ’l bassilico accanto, il qual si veggia
Per gran sete talor mutarse in quello,
O in salvatica menta, e mostrar fiori,
Con maraviglia altrui, talor sanguigni,
630Talor rose agguagliando, e talor gigli;
Il mellifero timo; il sacro isopo,
L’amaro matrical, ch’al tristo assenzo
Benché, la palma dia, più viene appresso:
E qual hanno il valor ch’asciuga e scalda,
635Tal albergo vorrien, non già la menta
Che trapiantata allor vicina all’acque,
Vive in molti anni poi conforto e scampo
Dell’interno dolor che ’l cibo affligge.
La cetrina, il puleggio, e molte appresso,
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