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Nuovi modi a trovar, per cui s’accresca
425In più duro servir: né pur gli baste
Il peso che gli pon, ch’ancor conduce
E l’Ibero e ’l German che più l’aggrave.
Ma il costume mortal già posto in uso
Per gl’infiniti secoli fra noi,
430Fa parerci il cammin sassoso ed erto,
Dolce soave e pian: ch’al gusto avvezzo
Coll’assenzio ad ognora, è il mele amaro.

Ma il vostro almo terren, gran Re dei Franchi,
Dal primo giorno in qua, ch’ei diè lo scettro
435Al buon duce sovran che ’n sen gli addusse
La gloria dei Troian, già son mille anni;
Ha con tanto valor serrato il passo
Ad ogni usanza ria, che nulla ancora
Cangiò legge o voler, ma in ogni tempo
440Si son viste fiorir le insegne galle.
Deh come son trascorse or le mie voci
Dalle zampogne umìl tra gli orti usate,
Nelle tragiche trombe oltr’a mia voglia?

Già il perduto sentier riprendo, e dico
445Che ’l discreto cultor non aggia tema
Di non poter nodrir nel breve cerchio
Del suo picciol giardin mille erbe e mille,
Ben contrarie tra lor, sì liete e verdi,
Che si potrà ben dir ch’ivi entro sia
450La Scitia, l’Etiopia, i Gadi e gl’Indi.