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A mio padre 177

dello spirito tuo...
                             Come infelice
eri, se alcuno de’ tuoi cari, assorto,
crucciato, o solo, ti paresse, e come
ne richiedevi la cagion con dolce
premura! Sempre le parole avevi
pronte al conforto, e che ogni cosa muta,
tu ripetevi, e che i nebbiosi giorni
non duran sempre e dell’angoscia l’ore
dan luogo alle gioconde; e con allegri
motti, e bamboleggiando, ancora il riso
t’adopravi a chiamar sul renitente
labbro di chi soffria. Com’eri esperto
a indovinar sovra quel volto il primo
diradarsi dell’ombre, e come allora,
solo allora, anche il tuo brillava in festa!
Se ti venìa di qualche atroce caso
narrato, e fosse pur lunge ed ignoto
a te, l’oppresso dalla sorte, e buono
o tristo fosse, acutamente, come
d’un tuo dolore, d’un’angoscia tua
n’eri commosso; e concitato, e tutto