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ero giovinetto, con isgomento sentii, e poi sempre, il vacuo della vita, che davvero apparisce immensurabile se la vista non vi s’interna, sono grato a chiunque mi riempie quel vacuo, raffermandomi nell’intelletto ciò che coll’acume e veemenza del desiderio mi dice il cuore, che in breve è quel medesimo che dice Platone: L’uomo non è pianta terrena, ma celeste! Adunque per questo vi fo un piccolo dono, segno di gratitudine; per questo vi voglio, mio venerato Fornari, un bene dell’anima, e prego che viviate felice.

Palermo, a dì 10 d’ottobre del 1865.


Francesco Acri