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immagini e nella parola modestamente lumeggiata e fatta vivace segno delle virginali concezioni della mente; e massime nel bellissimo dialogo vostro dell’Armonia Universale mi par vedere specchiato il Timeo, ch’è pure un’armonia universale, tentata stupendamente inquantochè lì la Mente, le Idee, il Bene si cercano porgere nello splendore di tutt’i loro riferimenti, ma non raggiunta, dappoi che a quel tempo era impossibile. Vi dico pure un’altra ragione, che dipende da questa medesima che io ho detto, e si è appunto che voi m’avete fatto un gran benefizio: ed è, che leggendo le vostre opere, mi sono sentito molto confortare, perchè ci ho trovato fede, scienza, vita, speranza e giovinezza. Conciossiachè v’ha parecchi oggidì, che, specolando, quello ch’è superficie della vita vedono e irosamente bandeggiano all’universale come profondità, in modo che dapprima meravigliare per i loro nuovi ardiri, ma gittano poi l’anima in fiera ambascia e desolazione, facendola dubitare se la filosofia sia vana in se per accidente ovvero per essenza sua: altri, per contrario, ciò cri è profondità da vero, vedono, avvegnachè non se n’accorgano, e divolgono come se fosse superficie, onde essi soddisfano forse a’ desiderii, ma in nessuna maniera alla mente: voi, dich’io, siete di quei, che, quel ch’è profondo di natura sua, come tale lo vedono e agli altri con cortesia ed amore fanno. Ond’io che, e non me ne querelo, insino da quando