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282 iii - de l’origine d’amore

la quale essendo simplicissima unitá, con l’amore de la sua immensa bellezza immediate da sé sola la prima intelligenzia movitrice del primo cielo produce: e quella sola fruisce la visione e unione divina immediatamente, però che l’amor suo tende immediate ne la divinitá, sua propria causa e dilettissimo fine. Questa intelligenzia ha due contemplazioni: l’una de la bellezza de la sua causa, e per virtú e amore di quella produce ancor ella la seconda intelligenzia; la seconda è la contemplazione de la sua propria bellezza, e per virtú e amore de la quale produce il primo orbe, composto di corpo incorruttibile circulare e d’anima intellettiva amatrice de la sua intelligenzia; del quale è perpetua movitrice, come suo proprio fine amato. La seconda intelligenzia contempla la bellezza divina non immediate ma mediante quella, come chi vedessi la luce del sole mediante un vetro cristallino; ed ella ancora ha due contemplazioni, quella de la bellezza de la causa, per virtú e amor de la quale produce la terza intelligenzia, e quella de la bellezza di se stessa, per la quale produce il secondo orbe, a sé appropriato in continuo movimento. A questo modo pongono la produzione e contemplazione di tutte l’intelligenzie e orbi celesti successivamente e incatenatamente: sieno otto li orbi (come tenevono li greci) o nove (come gli arabi) o dieci (come gli antichi ebrei e alcuni moderni). Il numero de l’intelligenzie movitrici è, per virtú de le loro anime, come il numero de li cieli; li quali si muoveno continuo di sé in sé circularmente, per la cognizione e amore che ha l’anima loro alla sua intelligenzia e a la somma bellezza relucente in quella, la quale tutti segueno per coppularsi e felicitarsi con lei, come in ultimo e felicissimo fine. E il piú inferiore de’ motori, cioè quello de l’orbe de la luna, per la contemplazione e amore de la bellezza di sé stesso produce l’orbe de la luna, che egli sempre muove, e per la contemplazione de la bellezza de la sua causa dicono che produce l’intelletto agente, che è l’intelligenzia del mondo inferiore, che è quasi l’anima del mondo. Ché (come pone Platone) dicono che questa ultima intelligenzia è datrice di tutte le forme in diversi gradi e spezie del mondo inferiore ne la materia prima, per la contemplazione