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176 Capitolo nono.

saggio che va però assumendo carattere più alpestre, per circa quattro ore, per fermarci ad Amba-Mariam, a 2920 metri, nel centro di un vasto altipiano tutto coltivato ed assai fertile, e sparso di molte abitazioni che sono tutte capanne come quelle del Tigré, ma forse più meschine, chè difettano maggiormente quelle col muro circolare, e quasi tutte hanno per parete una semplice siepe di rami secchi, tutt’al più impastati con fango. Nei cortili si vede qualche musa ensete, e sparso nei campi un grosso albero dal portamento elegante e dal legno durissimo, detto querc, il cusso che nelle masse ricorda il nostro castano, ma ha un verde più chiaro, il tronco rossastro, e porta grossi grappoli dai quali si fa il decotto usato contro il tenia.

La domenica 18 attraversiamo in direzione sud-est il vasto bacino che ci sta davanti, poi principiamo una discesa entro un vallone orrido e pittoresco; è profondo, massi conici di nuda roccia sporgono qua e lì, le pareti dei monti sono alternate da strati a lieve pendio su cui alligna vegetazione, e strati verticali di prismi basaltici. Noi corriamo sul pendio di uno di questi monti, la vegetazione è abbastanza fitta senza essere grandiosa; frequenti piccole sorgenti di acqua, sempre circondate da belle palme e muse. Cominciamo nuovamente a salire, giriamo più a sud, ed oltrepassato un enorme masso dalle pareti basaltiche, scorgiamo alla nostra destra, in fondo ad un vallone, il lago Tzana che lambe la catena sulla quale camminiamo. A 2900 metri troviamo ancora un altipiano che attraversiamo per trovarci poi dinanzi una forte e tortuosa discesa, percorsa la quale raggiungiamo le nostre tende piantate vicino al villaggio mussulmano di Derita a 2250 metri, entro un bacino assai vasto, circondato specialmente ad est da monti piuttosto alti.

Come prima influenza del cambiamento di religione, i capi vengono subito ad offrirci del caffè, cose non mai usata dai cofti.