Pagina:Abba - Le rive della Bormida.djvu/413


— 407 —


Allora donna Placidia pose la stola sul petto della moribonda, e porse il libro delle preghiere a don Marco, il quale dolcemente le accennò di star zitta.

La signora era entrata nell’agonia. Essa che aveva pensato sempre, con mesta dolcezza, al giorno in cui, udendo i rintocchi della sua agonia, tutta la gente del borgo, si sarebbe inginocchiata a pregare per lei; e in quel pensiero aveva goduto di non avere mai fatto male a nessuno: essa doveva partirsi dal mondo, mentre il villaggio era deserto! Ebbe pochi istanti d’affanno, pochi sospiri: disse ancora alcune parole rotte; poi le sue mani s’allentarono del tutto; la sua persona fece un moto, come per adagiarsi meglio; e finì quasi addormentandosi in un sonno tranquillo.

Don Marco s’avvide pel primo che essa era morta. Allora andò alla finestra, la spalancò e guardando il cielo, che già faceva l’aurora, disse: «o Maddalena, te beata, che ora almeno tu sali!»

A quelle sue parole, venne su dal piazzale un singhiozzo. Egli si curvò per vedere che fosse, chiedendo: «chi piange costaggiù?»

«Dunque anch’essa è morta?» rispose Bianca venuta dietro donna Placidia, e rimasta a piè dei gradini dell’atrio, tremante come si sentisse rea di quella morte.

«Essa vive! — proruppe don Marco, non riconoscendo quella voce: — ecco la sua glorificazione! Udite?» Così dicendo, volse la faccia verso l’alcova, tenendo le braccia tese fuori della finestra, la testa alta, la persona ritta che pareva ringiovanito. Un suono di strumenti guerrieri, un concento di migliaia di voci che cantavano l’inno dei Marsigliesi, si levava in quel punto dai campi Francesi così alto, così di sentimento, che la valle n’era commossa, come da qualche cosa di sovrumano.

Giuliano, caduto in tale stupore che pareva coll’anima nell’eternità; udendo i canti e i suoni Francesi avvicinarsi a invadere il borgo; provò uno spasimo grande, si levò ritto, baciò in fronte la madre, e uscì di casa a