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«A Tecla? — disse Giuliano mostrandosi ora voglioso di udire i discorsi di Rocco.

«Appunto, — rispose questi — una sera di questa state, quasi mi vergogno a dirlo, essa ci era sparita di casa...: uno spavento! si figuri...! e chi la voleva morta, chi rapita dagli Alemanni, chi annegata... ma coll’aiuto di Dio la trovammo laggiù al passo del guai, proprio a piè della croce, sa...?

«E dove voleva andare?

«Ma...! quel giorno il pievano era venuto a dire a sua mamma, che ella era stata messa in prigione a Torino.

«E Tecla che c’entrava...?

«Ma... voleva venire a Torino a liberare lei: teste piccine di donne...!

«Narratemi ogni cosa, Rocco; — disse Giuliano pigliando lena — perchè non mi avete mai detto questi fatti...?

«Ma...» — rispose Rocco; e cominciò la storia di quella notte, che se non era Don Marco poteva costare a Tecla assai più lacrime che essa non aveva versate. Giuliano ascoltava camminando a capo chino, ora tocco nel vivo del cuore dalla pietà; ora sdegnato, come quando udì che Don Apollinare voleva che Tecla fosse stregata. E così pei sentieri più foresti, un tratto in riva alla Bormida, un tratto in mezzo ai campi, cansando le pattuglie Alemanne; s’affrettarono verso il confine.

In un punto dove quattro mura mozze paiono ruine, e invece sono d’una cappella rimasta costrutta a mezzo, forse perchè fu chiarito che la Madonna, cui si voleva dedicare, e che si diceva comparsa in quel sito, non era stata che qualche villanella vestita da festa; il giovane si fermò, e voltosi a Rocco, parlò in guisa che a costui parve di non aver più a fare col padrone, ma con un figliuolo,

«Rocco, fa giorno e potete tornare. Dite a mia madre che io sono uscito dalla terra libero, tranquillo, e