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In quell’istessa ora, il pievano seduto sul suo seggiolone, con una gamba accavallata e dondollata sull’altra, se la faceva colla sorella, raccontandole come Sua Eccellenza il generale Alemanno, avesse saputo da Torino, che il figlio della signora Maddalena era fuggito alla giustizia, la quale lo cercava per congiurato ai danni del re e della religione; e che confidatosi a lui del carico datogli di farlo acchiappare se mai si fosse rifugiato a D..., egli l’aveva supplicato a far di notte, per minor vergogna, non del reo, ma di sua madre.

Queste cose, egli diceva a Donna Placidia; la quale ascoltando, un po’ accennava col capo come a dire che sapeva; un po’ niegava: come per dire: «Giuliano non l’acchiapperanno.»

Un tratto queste due parole le fuggirono dette a mezza voce, di tra le labbra.

«Oh come non l’acchiapperanno, gridò don Apollinare levandosi in piedi.

«Ma — rispose donna Placidia, vi fu chi ne fece avvisata la signora Maddalena.

«E chi, se non voi, può avere ascoltato ciò che il generale non disse ad altri che a me?

«E voi non dite sovente dal pulpito, che bisogna fare il bene al prossimo? Ora la carità non si fa tutta di pane.»

Don Apollinare le diede un’occhiata bieca; e senza parlar oltre, tolto il suo lume da mano, s’andò a chiudere in camera, per non farsi trovare dal generale. Il quale rimasto a mani vuote, chi sa come sarebbe venuto a tempestare nel presbiterio bell’e a quell’ora.

«Tanto e tanto, — diceva spogliandosi in fretta — mi sapeva male che uno della mia pieve cascasse in mano a questi signori. Ma to! questa mia sorella come me l’ha appioppata! Bella coppia essa e don Marco! Proprio il dettato è giusto; «chi fa quel che noi preti si dice..., va in paradiso diritto, come colomba al nido, e come io in questo mio letto...»

Si coricò disteso; e contento come quella sera, non aveva più giaciuto da parecchio tempo.