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leggero all’uscio di sotto, e Bianca affacciandosi sclamò: «il padre Anacleto!»

La cieca, credè, a quel nome, di ricevere un messaggio del cielo; Bianca corse da non veder le scale, a suo padre, dicendogli del frate; e Margherita non aveva quasi avuto tempo di raggiungerla, che il signor Fedele, come se una mano poderosa l’avesse afferrato per le gambe; vergognoso di sè, in meno che non aveva fatto ad entrare in quella sorta di tana, ne era già fuori. Ma ahimè, come concio! Pareva un masnadiero fuggito, per qualche fogna al bargello; per giunta un nugolo di molesti moscioni, gli si turbinavano intorno al viso, ed alla persona. Bianca si provava a nettarlo, e piangeva; Margherita, aperta la porta, faceva venir dentro il padre Anacleto.

«Deo gratias!» — disse questi facendosi oltre diritto, verso la parte onde veniva la voce del signor Fedele; ma vedendolo qual era — «che fatto è questo — sclamò, — che ti veggo scompigliato a codesto modo?» Il frate dava del tu a tutti, salvo che agli ecclesiastici più vecchi di lui.

«Eh! padre — rispondeva l’altro, — ella viene in casa a un ospite sventurato! Ero disceso in cantina, per vedervi come sto a vini stagionati; mi prese il capogiro, caddi, e buon per me che queste mie figliuole furono pronte ad aiutarmi.»

Se là dentro fosse stato un po’ più di luce, il frate avrebbe visto sui volti delle due fanciulle, i segni della maraviglia, in cui l’infingimento del padre mise le loro anime semplici. Ma non ebbe neanco tempo di dire al signor Fedele, che ringraziasse il Signore di avergli tenuta sul capo la sua santa mano; che costui scaricando su Bianca il miscuglio tempestoso di passioni, che gli fiottava nell’animo:

«E voi — le gridava — voi, che ci fate qui? Andate al vostro posto!...»

La povera giovane, che quasi s’era dimenticata d’ogni