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o( XXI )o

Rege Alessandro, con l’acuto ferro
Fabbricò navi, in cui col mar cangiando
I monti d’Ida e Venere sua scorta
Prefide de le Nozze ognor più amica
Rendendo a se co’ sagrifizj spessi,
Che fea sul lido, l’Ellesponto prese
Su l’ampio a navigar dorso del mare.
Ma comparvero a lui segni frattanto
Di ben grandi sciagure. Il mar gonfiato
Cinse d’oscuro vel de l’orse il Cielo:
E ne l’aria nembosa insorta pioggia
Crebbe sul mare: onde battendo i remi
E ’l Dardanio cangiando, ed il Trojano
Paese allor, trascorse navigando
La bocca de l’Ismarica palude:
E passò quindi del Pangeo di Tracia
Le cime, e vide la nascente tomba
Di Fillide infelice, arsa d’amore
E vide il corso ancor, che ha nove giri,
De la fallace via, dove piangeva
Fillide passeggiando il suo marito
Mentre aspettava con dolor, che illeso
Ritornasse dal popolo d’Atene
Demofoonte. Or mentre gía scorrendo
L’ampia Tessaglia, a lui si fean davanti
D’Acaja le Città, Fria popolosa,
E poi Micene da le larghe trade.
Di quì passando a’ prati, a cui d’appresso
Comincia l’Erimanto, intese poi,
Che a riva de l’Eurota eravi Sparta
Ricca di belle Donne, e Città cara