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40 | xxiv - pieraccio tedaldi |
X
Le delizie del suo matrimonio.
S’io veggo il di, che io mai mi dispigli
de l’animale, il qual si chiama moglie,
ch’io abbia sempre mai tristizia e doglie,
4se con nessuna mai piti mi rappigli!
Una mi prese, e tienmi con sua artigli,
per ch’ella vide súbite mi’ voglie;
e giá per fetta mai non mi discioglie,
8anzi mi ciuffa, e tien per li capigli.
Udite un po’come la m’ha guidato:
che ’n cinquantotto di, che con lei giacqui,
11cinquanta giorni ne stetti ammalato!
Malvagia l’ora e ’l punto, ch’io non tacqui,
quand’io fu’da ser Marco dimandato
14se volea quella, che i’. ci nacqui!
XI
Prega la Morte di liberarlo dalla seconda moglie.
O crudel Morte, che la prima moglie
tu mi togliesti contro a mio volere,
e tanto mi facesti dispiacere,
4come sa Dio, da cui la fé si toglie;
ché si m’accaricast’il cor di doglie,
che impossibil sarebbe a vedere,
perdendo quella, che m’era in piacere
8e contentava piú de le mie voglie:
deh, Morte, se da me vuoi perdonanza,
uccidi la seconda, che in callaia
11la manda, per che in te ho gran fidanza!
Or te ne spaccia, e fa’ si, che si paia;
e, se di ciò farai la tua possanza,
14pace ti renderò de la primaia.