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la morte del testatore, perché il testamento ne’ morti è confirmato, poiché non vale mentre vive il testatore. Adunque per la morte di Cristo siamo securi e certissimi che ’1 testamento vale, nel quale ci sono rimesse tutte le nostre iniquitá, e siamo fatti eredi della vita eterna. E, in segno e fede di ciò, ci ha lasciato in luoco di sigillo questo divinissimo sacramento, il quale non solamente dá certa fiducia alle anime nostre della salute eterna, ma ancora ci fa securi della immortalitá della nostra carne, perché infino da ora ella è vivificata da quella carne immortale e in un certo modo della immortalitá di essa divenne partecipe. Chi partecipa di questa divina carne per questa fede, non perirá in eterno; ma chi ne partecipa senza questa fede, ella se gli converte in mortifero veleno. Perché, si come il cibo corporale, quando truova lo stomaco occupato da umori viziosi, esso ancora si corrompe e nuoce; cosí questo cibo spirituale, se truova una anima viziosa di malizia e d’infideltá, la precipita in maggior ruina, non per colpa sua, ma perché agli immondi e infideli niuna cosa è monda, benché sia santificata per la benedizione del Signore. Perché, come dice san Paulo: «Colui, che mangia di questo pane e beve di questo calice indegnamente, sará reo del corpo e del sangue del Signore, e mangia e bee la dannazione propria, non discernendo il corpo del Signore». E colui non discerne il corpo del Signore, il quale senza fede e senza caritá usurpa la cena del Signore, perché in questo non crede che quel corpo sia la vita sua e la purgazion di tutti i peccati suoi, fa Cristo bugiardo, conculca il Figliuolo di Dio, e il sangue del testamento tiene come cosa profana, per lo quale è stato santificato, e fa ingiuria allo spirito della grazia, e sará punito acerbissimamente da Dio di questa infideltá e di questa scelerata ippocrisia. Perché, non avendo egli posto la fiducia della sua giustificazione nella passion di Cristo, nondimeno, ricevendo questo santissimo sacramento, fa professione di non metter la fiducia sua in nessuna altra cosa: onde accusa se medesimo, ed è testimonio della propria iniquitá, e per se medesimo si condanna a morte eterna, rifutando la vita eterna, la qual Dio li promette in questo