Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/316

12
EI qual le fece la grata imbasciata.
Pensi ciascun se questo l’ebbe caro!
E piú che mai di lui si fu infiammata,
veggendo e conoscendo a punto chiaro
ch’egli era, coni’è lei, innamorata.
Partissi alquanto il suo tormento amaro,
ed al servo donò piú roba e veste,
perché portassi le ’mbasciate preste.
13
E cosi si parti lo ’mbasciadore,
e tornossi a Cerbino, e si gli disse
come la donna gli avea posto amore,
e quel ch’avea recato da Tunisse,
dicendo stessi con allegro core.
Or da Palermo par che si partisse,
perché Cerbin d’aver sua grazia brama,
si che rimanda el valletto a la dama.
14
E mandògli una prieta preziosa
tanto leggiadra e bella, che stimare
non si può sua bellezza valorosa.
Partissi el servo, e senza piú penare
all’alta donna ne portò ogni cosa;
e poi piú volte v’ebbe a ritornare,
lettere e gioie e ’mbasciate portando,
andando quella spesso visitando.
15
Cosi le cose in questo modo andando,
e forse piú ad agio ancora assai
che bisognato non sarebbe, e stando
alTritto l’uno amante e l’altro in guai,
tempo aspettando che venissi, quando
el padre suo, quale era vecchio ornai,
la figlia maritò al re di Granata:
ond’ella fu di questo isconsolata,