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atto quinto 439

          Noferi. E qui lo Spinola
          c’ha aver in ricompenso dell’oltraggio
          che gli fu fatto, Fazio?
          Bernardo. Io son benissimo
          satisfatto e mi basta la suo’ grazia.
          Fazio. Io son, Noferi, sempre paratissimo
          di compiacerli in quel che sia possibile;
          che le suo’ qualitá troppo mi piacciono.
          Giulio. Potresti, Fazio, ben con vostro comodo,
          farli un gran benefizio.
          Fazio. Un benefizio?
          Giulio. Un benefizio, messer si, grandissimo.
          Fazio. Chieggami ciò che vuol.
          Giulio. Perché e’ si perita,
          lo dirò io. E’ vorrebbe la Livia
          vostra figliuola per isposa.
          Noferi. Odi tu?
          Gli è da fare.
          Fazio. Io ci penserò. Ma che animo
          è il suo?
          Giulio. Quel che vi piace.
          Noferi. I’vo’ che l’abbia
          a ogni modo, Fazio.
          Giulio. Ed ei promettevi,
          si come io, di pigliarsi per patria
          questa bella cittá, che molto piacegli.
          Noferi. Non è piú da pensarci.
          Fazio. Andiam adagio.
          Che dote vorrebb’egli?
          Giulio. Niente. Bastagli
          avere la fanciulla; e promettevi
          ancora di dotarla, in quel medesimo
          che vi diam noi.
          Fazio. Io son contentissimo,
          se gli ha cotesta voglia.
          Bernardo. Io non desidero
          altro.