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atto quinto 415

          Bernardo. Non picchiar, che sare’ propri’ un dibattersi.
          Non ci saria aperto, non essendoci
          lor. Fie megl’ir in piazza e, ’ntanto, intendere
          per che cagion mi cita questo Ufficio
          e perché e’ mie’ danar mi toe.
          Piro. Intendetelo,
          che questo importa. Ma chi favorevole
          vi fia? che non avete alcun, ch’i’ sappia,
          che sia per voi.
          Bernardo. Io ho la giustizia
          e la ragion dal mio.
          Piro. Non è bastevole,
          oggidí.
          Bernardo. Si, è ben, dove è un principe
          di questa sorte. Andiam pur, ch’i* non dubito
          che mi sia fatto torto; e, se rimedio
          non arò altro, voglio a lui ricorrere.

SCENA V

Noferi vecchio, Piro servidore, Bernardo Spinola.

          Noferi, Nelle faccende, sempre fu di savio
          atto mutar consiglio, ove torna utile.
          I’ ho la mia figliuola offerta a Fazio;
          or non gne ne vo’ dare. E la causa
          è, la quale è di non poca importanzia,
          ch’i’ credo che Spinetta, che partitasi
          è di casa, ne sia ita con Albizo
          che so che n’era innamorato. Abbila
          piú presto che la mia. S’i’ muto or animo,
          non sará chi mi riprenda, sapendosi
          questo fatto. Or è ben ch’i’ truovi Fazioe
          che io, si come è ragionevole,
          gliel dica, acciò ch’e’ possi ad altro attendere.