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410 i bernardi

          riporli; che lasciato avea nel fondaco
          del mio cugin le chiavi, ove una lettera
          scrissi a Roma. E sol per questa causa
          me ne vo or a casa.
          Giulio. Messer Fazio,
          voi siate il ben trovato.
          Fazio. Oh Bernardo!
          Tu se’ qui, ch?
          Giulio. Voi vedete.
          Fazio. Ah! ah! Vedi,
          ch’i’ t’ho fatto sbucar!
          Giulio. Che «sbucar?»
          Fazio. Credimi
          e’ ho trovato la via.
          Giulio. Non posso intendere
          quel che volete dire; e maravigliomi
          assai.
          Fazio. Ed io di te mi maraviglio.
          Ladroncello! A questo mo’ si trattano
          i padroni?
          Giulio. Che v’ho i’ fatto?
          Fazio. Dicemi
          anche «che v’ho i’ fatto»!
          Giulio. Deh! Di grazia,
          parlate chiaro.
          Fazio. Ecco che chiaro parloti.
          Tu se’ un ladro.
          Giulio. E si fatta accoglienza
          mi fate?
          Fazio. Te la fo come tu meriti.
          Giulio. Dunque, merito questo pel servizio
          che io v’ho fatto?
          Fazio. E ben fatto servizio!
          Ti so dire.
          Giulio. Vogliate o no, servitovi
          ho pur.