Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/419


atto querto 407

          quella boccaccia; ch’ognun non fia facile
          a sopportar, com’io, che a ciò sforzami
          l’amor ch’i’ porto a voi.
          Albizo. La penitenza
          gli farò fare.
          Aldabella. Io vo. E voi lasciatevi,
          poi, riveder.
          Albizo. Umbé?
          Bolognino. Deh possa nascerli
          tutti e’ mali! Ella v’ha straziato e fattovi
          il peggio e’ ha potuto, e voi donatili
          avete i danar vostri! Or, se avessi vi
          fatto quel che dovea, che aresti datole?
          La vita, mi credo io.
          Albizo. La vita e l’anima.
          Bolognino. Sta bene.
          Albizo. Ma che ne credi?
          Bolognino. Il medesimo.
          Albizo. Della Spinetta, dico.
          Bolognino. Ch’abbia fattane
          copia ad un altro ed a voi nuove trappole
          vadia tendendo.
          Albizo. E’ potrebbe pur essere,
          come la dice, che ella ritornatasi
          fussi a casa il padrone.
          Bolognino. Potrebbe essere;
          ma non lo credo: benché, il mio credere,
          o no, importa poco. Aspettiam l’esito
          di questa cosa.
          Albizo. Bolognin, dch! Seguita
          un po’ le sua pedate e considera
          tutto quel ch’ella fa; ma con riguardo,
          ch’ella non se ne accorga. Io, intanto, voglione
          andar a casa Silvio acciò che posivi
          questi danar che m’hanno stanco.
          Bolognino. Credolo,
          senza il giuriate.