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364 i bernardi

          tanto o quanto, e favore accadendomi
          o aiuto, non anderò ad altri.
          Messer Rimedio. Fatelo.
          Girolamo. Io mi vi raccomando.
          Messer Rimedio. Iddio consolivi.
          Girolamo. Questa è la via, s’i’ vo’ all’alberg’andarmene.

SCENA VII

Piro servidore, Bernardo Spinola padrone.

          Piro. Voi avete, padron, con una furia
          mangiato ch’i’, per me, non posso credere
          che vi sia per far prò.
          Bernardo. Lascia pur essere.
          Quando io ho a una cosa vòlto l’animo,
          non tengo conto del mangiare.
          Piro. Veggiolo,
          cotesto. Ma mi par ch’error non piccolo
          pigliate: che, avendo a far quell’opera
          che mi dite, convien bene e con agio
          mangiar; per ciò che, nel vero, la bocca
          ne porta. Vo’ m’intendete.
          Bernardo. Anzi, cercasi
          mangiar poco a tal cosa; che lo stomaco,
          che talor divien debol, possa facilemente
          digestire.
          Piro. E io vorre’ empiermi
          il corpo molto ben; perché le bestie
          che rodon ben so che po’ ben camminano.
          Bernardo. Tu sei una bestia e come bestia
          governar ti vorresti. Di ciò lasciane
          la cura a me.
          Piro. Ben dite: che sa meglio
          e’ fatti suoi un matto che un savio
          quelli d’altri.
          Bernardo. Cotesto è verissimo.