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atto secondo 351


Crivello. Vegliando, con gli occhi aperti, stando a vedere né avendo a far altra cosa che mirare.

Flamminio. Se questo è vero, tu m’hai morto.

Crivello. Questo è vero. Lo chiamò, se gli accostò, abbracciò, lo basciò. Or, se tu vuoi morir, muore.

Flamminio. Non è maraviglia che ’l traditor negava di non esservi stato! Or so perché il ribaldo mi confortava a lasciarla:

per goderla lui. Se io non fo tal vendetta che, fin che questa terra dura, sará essempio ai servidori che non sieno traditori a’ padroni, non voglio esser tenuto uomo. Ma, in fine, se altra certezza non n’ho, io non tei vo’ credere. So che tu sei un tristo e gli debbi voler male; e fai perch’io me lo levi dinanzi.

Ma, per quel Dio che s’adora, ch’io ti farò dire il vero o t’ammazzarò.

Di’ sii! Hailo veduto?

Crivello. Signor si.

Flamminio. Baciolla?

Crivello. Baciarsi.

Flamminio. Quante volte?

Crivello. Due volte.

Flamminio. Ove?

Crivello. Nel suo ridotto.

Flamminio. Tu menti per la gola. Poco fa, dicesti in su l’uscio.

Crivello. Volsi dir vicino all’uscio.

Flamminio. Di’ il vero!

Crivello. Ohi! ohi! M’incresce d’avervel detto.

Flamminio. Fu vero?

Crivello. Signor si. Ma io* mi so’ scordato ch’io avevo un testimonio.

Flamminio. Chi era?

Crivello. Lo Scatizza di Virginio.

Flamminio. Vidde egli ancora?

Crivello. Come me.

Flamminio. E se egli noi confessa?

Crivello. Ammazzatemi.

Flamminio. Farollo.

Crivello. E s’egli il confessa?