Opere complete di Carlo Goldoni - Volume XXVI/Introduzione

Introduzione

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Opere complete di Carlo Goldoni - Volume XXVI
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A
l glorioso riformatore del teatro comico in Italia spetta un altro merito, in verità molto più modesto, di aver contribuito coi suoi Drammi giocosi alla fortuna dell’Opera comica italiana nel Settecento. Ricordiamo come il Goldoni ottenesse i primissimi applausi di autore drammatico scrivendo e recitando a ventidue anni nel teatrino di Feltre due farsette o Intermezzi; e come poi esercitasse sempre più l’ingegno comico negli Intermezzi musicali che compose per la compagnia Imer del teatro veneziano di San Samuele. Più tardi, quando fece ritorno dalla Toscana alle sue lagune (1748) per compiere la grande riforma della Commedia che aveva in mente, e lanciò sul palcoscenico del Sant’Angelo la Vedova scaltra e la Putta onorata, iniziò pure col Bertoldo e con l’Arcadia in Brenta la lunga serie dei suoi drammi giocosi che ispirarono le gentili melodie di Baldassare Galuppi, il Buranello. Soltanto allora, fra il 1750 e il ’60, in grazia del Goldoni e del Galuppi, mentre pareva già stanca l’Opera buffa napoletana, che del cielo e del mare di Chiaia aveva il sorriso e la nostalgia, e mentre decadeva sempre più l’Opera seria, sorse sui canali di [p. 12 modifica]Venezia la vera Opera comica italiana e, passando le Alpi, si sparse e trionfò da Pietroburgo a Londra, da Stoccolma a Lisbona, sulle note del Filosofo di campagna e d’altre felici creazioni. Nel i760 Domenico Piccinni compose, sulla traccia di un libretto goldoniano, la Buona figliuola o sia la Cecchina, e conquistò e commosse a sua volta il pubblico che affollava i teatri da un capo all’altro d’Europa.

Il Goldoni non riuscì a creare, è vero, tra i suoi drammi giocosi nessun capolavoro, nulla propriamente di vitale: egli sottomise del tutto l’opera poetica alla tirannia e ai capricci dei maestri di musica; si abbandonò senza freno alla facile virtù dell’improvvisazione, quasi vantandosi di scrivere in “quattro giorni” un libretto; era convinto, come tutti i suoi contemporanei, della imperfezione del “dramma serio per musica” e ancora più del “dramma buffo”; e disprezzò e rinnegò quei componimenti che pur troppo il bisogno o il “comando di persona autorevole” gli imponevano. Tuttavia non mancano qua e là fra i personaggi delle dimenticate opere giocose macchiette e caricature vivaci, e specialmente nelle scene in dialetto lieti colori ed arguzie, e nelle azioni stesse, pur goffe e bizzarre, spunti felici. Il grande pittore della realtà umana infonde più d’una nota del suo riso sereno e del suo cuore nell’opera in musica, e spande la vita. Sarebbe facile nominare una cinquantina di maestri del Settecento che si ispirarono ai suoi libretti, fra i quali troviamo, accanto al Galuppi e al Piccinni, Paisiello e Traetta e Mozart e Haydn e Duni e [p. 13 modifica]Guglielmi e (Bertoni e Astaritta e Salieri e Sacchini. Per più di venti anni il Goldoni dominò anche nei teatri musicali del Settecento. Molti libretti attirarono tre o quattro compositori, e qualcuno cinque o sei, come vedremo.

A differenza delle commedie, i drammi per musica si stampavano in occasione della prima recita e si ristampavano, com’era costume, ad ogni nuova rappresentazione in altre città, ma sotto il nome arcadico o senza il nome dell’autore, in un testo spesso alterato e deformato stranamente, mutato anche il titolo, a capriccio. Di qui la somma difficoltà, certe volte, di rintracciare e di riconoscere i libretti goldoniani, Merita lode sopra tutti gli studiosi dei melodrammi di Carlo Goldoni il nostro Cesare Musatti, che in questo e nei volumi che seguono ci sarà guida costante e preziosa.

Una prima raccolta delle Opere Drammatiche Giocose di Polisseno Fegejo, Pastor Arcade, cioè di trenta componimenti in quattro piccoli tomi, pubblicò a Venezia lo stampatore Giovanni Tevernin nel 1753, a insaputa, anzi contro la volontà dell’autore, mentre il Goldoni trovavasi a Firenze per la stampa delle sue commedie: una copia fedele uscì a Torino nel 1757, dai torchi dell’Olzati. Più tardi, nel 1770, Agostino Savioli fece uscire a Venezia un’altra raccolta di componimenti giocosi, di cui alcuni nuovi, che si ristamparono pure a Torino (presso Guibert e Orgeas, 1777-78). Finalmente fra il 1794 e il ’95 Antonio Zatta, stampatore veneziano, nella quarta classe della [p. 14 modifica]sua famosa edizione di tutto il teatro di Goldoni riunì, in dieci tomi, sotto il titolo di Drammi giocosi, una serie di ben settanta componimenti per musica, seri e buffi, che rimase fino ad oggi la più completa.

Ai drammi giocosi veri e propri noi facciamo precedere nel volume presente, per ordine cronologico, la intera raccolta degli Intermezzi, i quali appartengono al periodo giovanile o di prova del gran creatore dei Rusteghi. Ciò che fossero gli Intermezzi e perchè li scrivesse, ci racconta l’autore stesso nelle Memorie che abbiamo pubblicato, a guisa di prefazione, nel primo volume; e più a lungo diremo nella Nota storica della Pelarina. È inutile avvertire che il il testo di ciascun componimento corrisponde alla prima stampa originale, posta a confronto con le successive ristampe. Solo crediamo opportuno ripetere che, quanto al dialetto veneziano, conserviamo naturalmente, con i difetti stessi, la grafìa delle antiche stampe del Settecento, quella cioè del Goldoni e di quasi tutti i Veneziani fino alla caduta della Repubblica: molto diversa dalla grafia in uso oggi a Venezia.

Chi leggerà queste opere, ora quasi universalmente dimenticate, di un’arte umile e rozza, talora goffa e puerile, vedrà tuttavia da certe pagine risorgere la figura onesta e paterna del commediografo veneziano; rivedrà il sorriso di Goldoni; evocherà mille scene del teatro e della vita del Settecento, buffe bizzarre suggestive; gli parrà di assistere a un’ultima mascherata nella fantastica piazza di San Marco; crederà di udire le note improvvise del [p. 15 modifica]cembalo e dei violini che scherzano e folleggiano in un tripudio di risa e di trilli, e dileguano malinconicamente nel passato sempre più lontano.

Ma noi, assorti nel nostro assiduo lavoro, ci arrestiamo per un istante con commozione a salutare, fra i cari poco fa scomparsi, l’immagine del conte Federico Pellegrini, già Assessore del Comune di Venezia, il quale nel secondo centenario della nascita di Carlo Goldoni, insieme col giovine collega Mario Pascolato, strappato fin dal ’14 alla famiglia e alla patria, ideò e iniziò questa grande edizione municipale. Poi con fede più forte e con novello fervore riprendiamo la nostra fatica.

Il Compilatore dell'Edizione Goldoniana
Giuseppe Ortolani